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Edifici a energia quasi zero: ecco cosa sono e caratteristiche
di Ilaria Macchi | 04-04-2019 | News Gas e Luce''
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87.06 €/MESEFare il possibile per evitare gli sprechi e ridurre i consumi è ormai diventato quasi un imperativo per molte famiglie, sempre più attente a dare un occhio anche al proprio portafoglio. Questo è possibile attraverso alcuni piccolo accorgimenti nel proprio modo di agire quotidiano, ma non solo: lo scopo può essere infatti raggiunto in maniera ottimale attraverso i cosiddetti “edifici a energia quasi zero“. Di cosa si tratta? Sono strutture improntate sull’efficienza energetica in grado di garantire un basso impatto a livello ambientale. In Europa stanno diventando una realtà sempre più diffusa.
Sommario
Edifici a energia quasi zero: una realtà in costante crescita
L’attenzione all’ambiente e a fare il possibile per ridurre i consumi ritenuti superflui non può essere più considerata un aspetto di poca importanza. In molti ambiti si sta cercando di fare il possibile per raggiungere questo obiettivo attraverso piccoli accorgimenti che potranno portare benefici anche su scala più ampia.
Questo risultato può essere ottenuto anche attraverso gli NZEB (acronimo di Nearly Zero Energy Building), ovvero quelle costruzioni caratterizzate da un consumo energetico che si avvicina allo zero. Questo sta a significare come all’interno di queste strutture si sia lavorato per far sì che i consumi per il loro funzionamento e l’impatto nocivo sull’ambiente siano il più possibile bassi.
Il funzionamento generale della casa comprende, come in ogni caso, riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, produzione di acqua calda sanitaria ed elettricità ma con livelli davvero esigui.
Questo genere di realtà è entrato a far parte in modo stabile a livello normativo nel pacchetto di Direttive Europee EPBD (Energy Performance Building Directions), pubblicata per la prima volta nel 2010. Ogni Stato membro dell’Unione Europeo si è impegnato da allora in modo tangibile per recepire quelle indicazioni e introdurre normative ad hoc.
Edifici a consumo zero – Quali sono le caratteristiche
Essere a conoscenza dei requisiti minimi edificio NZEB consente non solo di riconoscerli, ma anche di impegnarsi in modo tangibile per poter incrementare il loro numero sul territorio.
È importante tenere presente come non ci sia un regolamento ad hoc da perseguire per chi vuole costruire un fabbricato di questo tipo, ma sia comunque possibile seguire una serie di linee guida che rendano possibile diminuire l’efficienza energetica all’interno. È innanzitutto fondamentale prendere in considerazione elementi quali la forma, l’orientamento e le strutture dell’edificio: da questi è possibile capire quale sia il livello di irraggiamento del sole che può pervenire dall’esterno, i venti che possono raggiungere la zona e, di conseguenza, capire quale sia la temperatura che si può raggiungere all’interno.
Il benessere di chi si trova all’interno dei locali è l’aspetto che deve essere preso in considerazione in primo luogo. Per far sì che questo accada è necessario che si avverta calore durante il periodo invernale (ecco qui di seguito alcuni consigli su come scaldare la casa durante la stagione più fredda), ma allo stesso tempo che in estate il fresco non manchi. Se si desidera non soffrire per il caldo che si percepisce all’esterno durante il periodo più caldo dell’anno diventa raccomandabile lavorare per migliorare l’isolamento termico. Impegnarsi per fare in modo che l’energia che sia fornita provenga da fonti rinnovabili è imprescindibile.
L’efficienza energetica può inoltre essere raggiunta attraverso l’utilizzo di un sistema di tipo domotico, ma allo stesso tempo con un comportamento il più possibile scrupoloso da parte degli abitanti della casa, volto a ridurre al massimo gli sprechi.
Edifici a impatto zero – Qual è lo scenario italiano
Troppo spesso finiamo per sottolineare come l’Italia sia arretrata rispetto ad altri Paesi europei in ambito tecnologico e il timore che la nostra Penisola resti estranea dallo sviluppo degli edifici a energia quasi zero è forte. In uno scenario come quello attuale è infatti quanto mai fondamentale prestare particolare attenzione da parte di tutti all’impatto nei confronti dell’ambiente e fare il possibile per diminuire i consumi. Si tratta di una situazione da cui nessuno può sentirsi escluso e che prevede un apporto, anche se minimo, da parte di ognuno di noi.
A dare un aggiornamento periodico sulla situazione è un rapporto stilato dall’Enea, un ente pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’Energia e lo sviluppo Economico Sostenibile). Nel biennio 2016-2017 è stata registrata la costruzione di circa 600 edifici con un fabbisogno energetico quasi nullo, coperto in misura significativa dalle fonti rinnovabili.
L’incremento di questo tipo di soluzione a livello edilizio si dimostra costante, anche seè maggiore in modo particolare in alcune regioni dove ci si sta muovendo in anticipo per arrivare alla realizzazione di fabbricati con criteri più rigidi a livello delle prestazioni energetiche.
A dare indicazioni più precise sullo standard che deve essere seguito in questi casi è stato il DM 26 giugno 2015 sui “Requisiti minimi degli edifici”. In base a quanto indicato rientrano in questa categoria le realtà “sia di nuova costruzione che esistenti, per cui sono contemporaneamente rispettati i requisiti prestazionali del decreto stesso e gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili dettati dal decreto legislativo 28/2011 sulle rinnovabili. Come transizione verso gli NZEB, il decreto 2015 fissa già, per gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a ristrutturazione importante di primo livello), requisiti di prestazione in termini di energia primaria più severi del 15% rispetto ai precedenti standard e progressivamente più severi al 2017, 2019 e 2021”.
E all’estero?
Non mancano, come è facile immaginare, esempi di strutture di questo tipo anche oltre i nostri confini.
In Germania è possibile citare la Heliotrope, curata nei dettagli dall’architetto Rolf Disch, che ha puntato la sua attenzione anche agli aspetti tecnologici per perseguire i suoi obiettivi. Questa realtà è davvero particolare, al punto tale da essere in grado di ruotare su se stessa durante l’estate per impedire che l’effetto dei raggi del sole possa raggiungere l’interno e rendere quindi l’ambiente eccessivamente torrido. Quando invece si ha la necessità di utilizzare acqua calda è possibile sfruttare i pannelli solari. Elementi di questo tipo consentono così di evitare ogni tipo di spreco, ma allo stesso tempo di dimostrare il proprio impegno per il raggiungimento dell’efficienza energetica.
Ulteriori casi di NZEB possono poi essere riscontrati in Canada. Emblematica è la casa di Edmonton, caratterizzata da una superficie vasta e pari addirittura a 220 metri quadrati. I locali vengono riscaldati attraverso l’energia alternativa. E non è finita qui: i pavimenti sono realizzati in cemento e sono per questo in grado di riscaldarsi attraverso il calore che proviene dal terreno.
Sempre in Canada è possibile trovare il Greenstone Building, una struttura di ben quattro piani ricoperti di celle fotovoltaiche dove hanno sede 16 agenzie federali governative. Davvero singolare, ma perfetta per lo scopo, è la presenza di un giardino collocato strategicamente sul tetto e pensato proprio per raccogliere l’acqua piovana. Le spese per l’energia possono invece essere ridotte il più possibile grazie alla facciata totalmente in vetro da cui può pervenire la luce all’interno per diverse ore della giornata.
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