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Retrofit elettrico auto: cos’è, come funziona, incentivi
di Fabio Caliendo | 22-10-2022 | News NoleggioAuto troppo vecchia e da buttare perché inquinante? Avete pensato al retrofit elettrico? Ecco tutto quello che c'è da sapere
Avete mai sentito parlare di retrofit elettrico? Vi diamo un suggerimento. Il retrofit elettrico è anche noto come “riqualificazione elettrica”. Ma cos’è il retrofit elettrico? Come funziona? Sono dunque previsti degli incentivi per metterlo in pratica? In questo redazionale, andremo a scoprire tutto quello che c’è da sapere su questa operazione, che in molti sottovalutano.
Sommario
Cos’è il retrofit elettrico?
Come sempre, iniziamo un passo alla volta, e cerchiamo prima di capire che cos’è il retrofit elettrico. Il retrofit elettrico è rappresentato da diverse e molto complesse modifiche elettromeccaniche. Modifiche che, dovranno essere apportate ad un determinato veicolo tradizionale a combustione fossile, per essere così trasformarlo a sua volta in un’auto elettrica o, ibrida. Insomma in due parole, si tratta di trasformare tramite conversione, un’auto tradizionale in elettrica. Questo per consentire un passaggio al “green” e renderla non (o comunque meno) inquinante. Ricordiamo inoltre, che la manutenzione di una automobile elettrica è decisamente inferiore rispetto alle auto a combustibile fossile.
Perché la manutenzione sarà inferiore? Beh, il tagliando non potrà assolutamente essere il medesimo. Niente olio da cambiare, filtri, candele e così via. Pensiamo solo al fatto che un propulsore endotermico è composto (in media) da circa 300 pezzi. Un motore elettrico? Vi sembrerà assurdo, ma siamo intorno ai 30 pezzi circa. Come è possibile? Pensiamo al fatto che è privo di frizione e cambio, tanto per dirne una, anzi, due. Parliamo poi, soprattutto per la prima, di un componente che vuoi o non vuoi, è pur sempre soggetto ad usura.
Come vedremo più avanti, la conversione è però di per sé molto costosa. Questo perché non vi è ancora la possibilità di installare un kit omologato presso le officine. Ci si sta lavorando, ma la cosa non è ancora da considerarsi così comune. Quando ci saranno più kit e la domanda aumenterà, il costo scenderà, e renderà il retrofit elettrico accessibile ai più.
Retrofit elettrico: come è fatto
Mettiamo dunque le mani avanti. Se avete una vecchia auto diesel, e volete farla diventare elettrica, ci sono diverse cose da valutare. In primis, il fatto che non tutte le auto possono essere convertite. In ogni caso, il kit comprende i pezzi che ora andremo a vedere. Si inizia naturalmente dal motore elettrico vero e proprio. Questo, richiederà poi l’installazione della batteria agli ioni di litio e tutti i relativi cablaggi del caso. Infine, avremo tutti i vari sistemi di controllo per l’adeguamento alla nuova alimentazione.
Vi state poi chiedendo se la cosa si legale? Ovviamente sì, la conversione e la circolazione è legale (parliamo dei Paesi Europei), inclusa naturalmente l’Italia grazie al D.M. 219/15. L’omologazione, avviene infatti presso la Motorizzazione Civile. La procedura, è infatti molto simile a quella del collaudo impianto a GPL/metano. Naturalmente il produttore del kit elettrico, dovrà essere accreditato presso il Ministero dei Trasporti. Sarà cura del produttore, dimostrare di essere in grado di produrre il kit secondo un ciclo produttivo rigido che garantisca una determinata qualità. Insomma l’avrete capito, niente “fai da te”. Si parla di un kit regolato da leggi e normative ben precise. Come ogni cosa, ci sono kit di bassa e kit di alta qualità. Se scegliete quest’ultimo, l’autonomia della vostra “nuova” auto, potrà sfiorare anche i 100 km.
Retrofit elettrico: quanto costa?
Veniamo ora alla nota dolente, il prezzo del kit. Quanto può costare? Ogni auto è a sé, quindi non c’è un vero e proprio tariffario. Indicativamente, il prezzo parte da 7500 euro più IVA (dedotti gli incentivi). Parliamo però di minicar o citycar. Sì perché le grosse auto, possono tranquillamente superare i 30.000 euro.
Gli incentivi
Parliamo ora di bonus statale. L’incentivo statale copre il 60% della spesa di sostituzione del vecchio motore diesel o benzina con uno elettrico, con un tetto massimo, però, di 3.500 euro. Per avere diritto al bonus, la trasformazione (con successiva re-iscrizione al Pra) deve avvenire entro il 31 dicembre 2022. La cosa è sperimentale e non si sa ancora se verrà prorogata oltre la data di scadenza. L’incentivo interessa anche i veicoli commerciali leggeri (M1, M1G, M2, M2G, M3, M3G, N1 e N1G). È poi previsto uno sconto del 60% anche sulle spese per l’imposta di bollo per la re-iscrizione al Pra e la modifica del libretto di circolazione.
C’è però altro da sapere. Anche perché, come potete immaginare, sono previsti alcuni limiti per la trasformazione. La trasformazione può avvenire ovviamente sulla base del Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti 219 del 2015 (fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’11 gennaio 2016). Qui, si specifica le caratteristiche del kit necessario per la riqualificazione a norma di legge. Come detto, ci sono dei limiti, ad iniziare dal fatto che per usufruire del bonus statale, l’unica trasformazione accettata, è quella in “completamente in elettrico”. In sostanza dunque, le ibride sono fuori (articolo 1 comma a del Decreto).
Il decreto prevede, che un “sistema di riqualificazione elettrica”, debba dunque trasformare un veicolo con motore endotermico in un veicolo con esclusiva trazione elettrica e che debba essere costituito almeno da:
- un motopropulsore (macchina elettrica e relativo convertitore di potenza), montato a monte degli organi di trasmissione;
- un pacco batterie (comprensivo di sistema di gestione elettrica e termica degli accumulatori e di sistema di sezionamento e protezione) inteso a fornire in modo esclusivo l’energia e la potenza di trazione;
- un’interfaccia con la rete per la ricarica del pacco batterie;
- eventuali altri sottosistemi necessari al corretto funzionamento del veicolo trasformato.
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