Incentivi wallbox e colonnine 2023-2024

di | 15-03-2023 | News Noleggio

Il Governo ha deciso di stanziare ben 120 milioni di euro da spalmare nel triennio che va dal 2022 al 2024. Ecco cosa c'è da sapere

Incentivi wallbox e colonnine 2023-2024
Confronta

Non si fa che parlare di auto elettriche ed ibride plug-in, nonché i relativi incentivi statali per l’acquisto di nuovi mezzi, magari con rottamazione. Sapete che però ci sono altri inventivi relativi alle wallbox ed alle colonnine di ricarica dei veicoli elettrici? Se volete sapere cosa sono e come funzionano le wallbox, a questo link trovate tutto tra l’altro. Per sapere come funzionano le seconde invece, dovete cliccare a questo link. Tornando all’incentivo, questo era stato approvato dal governo Draghi lo scorso agosto, per essere poi bloccato in attesa del decreto attuativo. C’era una data di richiesta massima: 31 dicembre 2022. Ora, l’attuale Governo ed il Parlamento hanno rivisto la scadenza grazie al Decreto Milleproroghe. Parliamo di un bonus che vede un contributo dell’80% su acquisto e installazione di un’infrastruttura. Naturalmente ci sono dei limiti. Andiamo a vedere cosa c’è da sapere.

Sommario

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120 milioni di euro tra 2023 e 2024

Entriamo più nello specifico e vediamo come stanno le cose. Per il 2023 ed il 2024 è stata stabilita una proroga all’incentivo, approvato in via definitiva da Senato e Camera con il DDL di conversione. Parliamo dunque di un fondo stimato in 40 milioni all’anno, per un totale di 120 milioni (includendo anche il 2022). La cosa è praticamente definitiva, dato che mancano gli ultimi solo due ulteriori passi per la piena operatività. Uno è l’approvazione del decreto attuativo, e l’altro è l’istituzione della piattaforma dove gli utenti potranno richiedere il bonus. Insomma, ci siamo.

Cosa sapere sui fondi del Pnrr

Come si fa ad ottenere gli incentivi previsti dal Pnrr (acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)? Quali aziende hanno diritto ai fondi per installare le colonnine? Di quali importi parliamo per essere precisi? Facciamo un piccolo passo indietro, per capire quale sia il vero obiettivo del Pnrr. Il goal è quello di creare ben 21.255 nuove colonnine per la ricarica di auto elettriche. Naturalmente entro il 2025. Di queste 21.255, saranno così ripartite: 13.755 i punti di ricarica in ambito urbano; 7.500 fast e ultrafast in superstrada (alias strade extraurbane principali e secondarie). Chiaramente non si parla di autostrade.

Naturalmente è già stato tutto stabilito. Parliamo del “dove” saranno installate. Tutto scritto in due decreti emanati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), rispettivamente uno per le superstrade e l’altro per la città. Parlando delle sole colonnine, si è stanziato un investimento di 741 milioni di euro, erogati a fondo perduto. Sono già stati sbloccati i primi 713 milioni, suddivisi in circa 360 per le infrastrutture in superstrada e quasi 353 milioni per l’ambito urbano.

Come avranno accesso agli incentivi le Imprese e le Rti (Raggruppamenti temporanei di imprese)? Bisognerà prima presentare una “istanza di ammissione”. Poi si dovrà dimostrare “di aver gestito infrastrutture di ricarica operative sul territorio dell’Unione europea, in misura pari ad almeno il 5% del numero di infrastrutture di ricarica per cui hanno presentato istanza e che sono stati selezionati”. Entrando ancora più nello specifico, scopriremo che il bonus verrà elargito sotto forma di “contributo in conto capitale”. Tutto per un massimo non superiore al 40% delle spese ammissibili.

Citiamo ancora il Decreto: “I soggetti beneficiari non hanno individualmente accesso a un finanziamento di importo maggiore del 30% dello stanziamento complessivo di ciascun bando previsto per ciascuna delle annualità (…) anche nel caso di partecipazione in Rti”. Le spese ammissibili riguardano i costi sostenuti per “acquisto e messa in opera” di infrastrutture da almeno 175 kW in superstrada e 90 kW in città, comprese “installazione, impianti e opere edili strettamente necessarie”. E’ previsto chiaramente un limite, stimato in 81.000 euro a Idr in superstrada e 50.000 euro a Idr in ambito urbano.

Quanto alle altre spese, quali progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi nonché costi affrontati per il rilascio delle autorizzazioni, sono finanziati “nel limite massimo del 10% del costo totale ammissibile per la fornitura e la messa in opera della infrastruttura di ricarica”. Questi bonus poi, facciamo attenzione, non sono cumulabili con altri bonus, di qualsiasi tipo essi siano.

La domanda: come fare

Avranno diritto al bonus i progetti “avviati successivamente alla data di presentazione dell’istanza di ammissione al beneficio”. Questo a condizione di rispettere i requisiti tecnici. Avranno accesso tutti? No, Si andrà a punteggio, per un massimo di 100, selezione che avverrà “in forma telematica” tra il 2023 ed il 2024. La domanda dovrà essere presentata entro e non oltre i termini previsti da un Decreto attuativo e dovranno essere riportate due indicazioni. “La riduzione percentuale del costo specifico massimo ammissibile (…)” che ci appresenteremo a richiedere (compresa tra l’1,25% e il 50%), ed il numero di punti di ricarica che si desidera creare (non inferiori al minimo richiesto dal ministero).

Successivamente all’ottenimento dei finanziamenti, sia le imprese che le Rti avranno a disposizione 12 mesi di tempo per attivare le colonnine. Attenzione perché questa scadenza potrà essere prorogata di tre mesi. Solo ed esclusivamente per installare il 5% dei punti di ricarica e rigorosamente solo dietro istanza motivata che dovrà essere presentata al Mase (fino a tre mesi prima della scadenza stessa). Fatto questo, il Ministero avrà a disposizione 30 giorni di tempo. Il termine ultimo per l’operatività delle colonnine è in ogni caso fissato entro e non oltre il 31 dicembre 2025.

Casi particolari: le revoche degli incentivi

Sono poi previsti dei casi di revoca. Il primo caso, è se nell’istanza di ammissione o durante il procedimento spuntano “dichiarazioni mendaci”, o nel caso in cui le imprese e le Rti esibiscano “atti contenenti dati non rispondenti a verità”. L’altro caso è quando il soggetto beneficiario non rispetta i termini previsti. Nulla di più elementare. La restituzione delle somme ricevute dallo Stato, dovranno avvenire entro e non oltre i 60 giorni. Sarà il Mase ad effettuare tutte le verifiche del caso, “anche delegando il soggetto gestore”.

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